LAVORO E FONDO PERDUTO

LAVORO E FONDO PERDUTO

All’indomani della conferenza stampa del Premier Conte che ha annunciato la così detta fase 2, in molti sono rimasti delusi dalle scelte fatte in materia di libertà di impresa. Delusione che segue le critiche già avanzate per le misure economico-finanziarie che sono apparse non chiare, lacunose, se non addirittura inadeguate a fronteggiare le difficoltà della crisi economica generata da questa pandemia.
A fronte del prolungarsi del lockdown per tante attività, non può essere più considerato sufficiente prevedere un intervento incentrato su garanzie di prestiti ma occorre un repentino cambio di rotta.
Le motivazioni, a mio modesto avviso, sono nei fatti.
Ci sono delle attività che, se pur travolte anch'esse dalle vicende del momento, stanno subendo certamente difficoltà, disagi, ritardi negli incassi che, in ogni caso, si spera ragionevolmente di superare nei prossimi mesi, per le quali un prestito, purché velocemente erogato e non solo annunciato, può essere considerato un intervento sufficiente; salvo poi a posteriori valutare eventuali altri danni economici subiti da ristorare con provvedimenti con più calma ragionati.
Ma ci sono invece tante attività, e penso alla ristorazione, ai pubblici esercizi, al mondo dello spettacolo, al turismo, ai sevizi alla persona, all'abbigliamento, solo per citarne alcuni senza voler trascurarne altri, che purtroppo stanno subendo dalla lunga e, a questo punto, ulteriormente prolungata chiusura, un danno assolutamente certo e che non sarà più assorbito e pertanto irreversibile.
Per queste ultime attività, fondi di garanzia e prestiti non sono sufficienti e occorrono immediate sovvenzioni perché il pericolo è quello di vedere scomparire una importante parte della piccola e media imprenditoria sulla quale si è basata l’economia italiana con il rischio che il vuoto lasciato sia colmato, nella migliore delle ipotesi, da gruppi più o meno grandi e finanziariamente forti, nella peggiore da “investitori” molto liquidi con fondi di più o meno lecita provenienza, per usare una definizione edulcorata.
Si ritiene, inoltre, che occorra superare un blocco delle attività basato sui codici ATECO o sulle filiere. Se ci sono, e certamente ci sono, aziende dinamiche e illuminate che si sono già organizzate e sono pronte per svolgere la propria attività nel rispetto di tutte le norme sanitarie che consentano di tutelare la salute di lavoratori e clienti, deve essere consentito loro di riprendere le attività autocertificando il rispetto delle condizioni di sicurezza. E le pubbliche amministrazioni devono velocemente fornire a questi imprenditori delle linee guida secondo un criterio 'try and learn', svolgendo le doverose verifiche con un approccio improntato a fornire eventuali ulteriori suggerimenti migliorativi.
Non possiamo correre il rischio che si perda una importante parte della nostra imprenditoria e con essa numerosi posti di lavoro. Non è pensabile che l’Italia, dopo aver pianto i tanti, troppi morti tra i propri cari, sia costretta a piangere la scomparsa di tante, troppe attività economiche.
Occorre che ciascuno faccia la propria parte.